sabato 23 gennaio 2016

Frammenti di Vita mio fratello

Frammenti di vita: Anni fa camminavo per il quartiere e da Santa Maria in trastevere mi dirigevo con passo lesto verso casa di mamma, a piazza San Calisto, lo facevo a passo lesto perchè dovevo andare al bagno, non sarà carino ma è molto umano. Nel mentre mi si avvicina un ragazzo nero che mi stava chiedendo delle cose, non mi ricordo se mi stava vendendo qualcosa, oppure semplicemente mi chiedeva qualche spiccio. Insomma lo faceva in maniera garbata ed io comunque, rispondevo in maniera cortese, come uso fare sempre. Però la scenetta poteva essere equivocata, perchè con il problema di cui sopra sembrava scappassi. Allora mio fratello, il piccolo, seduto al San Calisto vedendo la scena si alzò e disse:" ehi tu lascia stare mia sorella!!!!" Ed io intervenni ridendo fragorasomente di cuore e dissi" ma no Ste, è tutto a posto mi stava chiedendo un'informazione". Beh questo era mio fratello, questo sono i miei fratelli,questo vuol dire avere dei fratelli. I fratelli sono le persone con cui sei cresciuta, che ci sono e ci saranno sempre, con cui ti puoi permettere di dire le cose in maniera brutale, senza filtri perchè l'affetto non lo perderai mai. Sono l'unica femmina di una famiglia in maggioranza maschile, e ho nei loro confronti un affetto senza condizioni e un po' materno, loro per me ci sono sempre stati ed io ci sarò sempre per loro.

giovedì 21 gennaio 2016

Mia Nonna Emilia

La forza delle donne: La mia famiglia è ben rappresentata dalle mie nonne, forti operose, donne lavoratrici ,madri e mogli, forti nel rispetto dei ruoli che ai tempi ,la società concedeva loro. La nonna materna si chiamava Emilia, piccola di statura, magra ben fatta, con degli occhi neri profondi, espressivi, penetranti. Una donna proveniente da una famiglia, semplice di origini ciociare da parte paterna, che per motivi di gioco cadde in disgrazia. Il padre si giocò a carte il bar di famiglia, così la sua famiglia da benestante cadde in miseria. Sposata con un bellissimo uomo che purtroppo aveva il vizio del bere, come tante uomini di quel periodo. Ritornato dalla guerra probabilmente non era più lo stesso, forse l'osteria era l'unico momento di svago, non so se ci possano essere delle ragioni quando si cade in certi vortici, ma una cosa è certa, sono le persone più buone, quelle più generose, quelle meno furbe che si perdono, io credo in questo. Per cui questa piccola donna che lavorava in un bancolotto come responsabile, crebbe i suoi tre figli da sola. Era una persona di un rigore morale, di una schiettezza quando doveva dire una cosa, non aveva certo remore, la diceva nel modo più diretto senza mezzi termini. Non era diplomatica e la vita la vedeva in modo preciso senza sfuamature o era bianco o era nero, non c'erano alternative. Si ammalò abbastanza giovane di artrite reumatoide, una malattia autoimmune che distrugge le articolazioni ed impedisce di muoversi in maniera normale, è sicuramente invalidante. Senza contare i dolori ed i farmaci, pesanti tipo il voltaren che doveva assumere solo per poter camminare. Nonostante tutte queste difficoltà, era una persona molto elegante, e teneva all'opinione altrui. Quindi anche se camminare era doloroso e faticoso, quando lo faceva davanti agli altri non si piegava e camminava nella maniera più diritta possibile. Era orgogliosa e anche quando aveva bisogno non chiedeva mai, morì a settandue anni mentre facevo la maturità, non era poi così vecchia a pensarci ora.

mercoledì 20 gennaio 2016

Mia nonna Fulvia

La forza delle donne: Le mie nonne sono donne con gli attributi, delle donne che hanno vissuto tra le due guerre, bambine piccole nelle prima e con famiglia nella seconda, delle vere e proprio femministe inizio a parlarvi di quella paterna che si chiamava Fulvia come me. Proveniente da una famiglia nobile faceva Pacca di cognome, come l'omonimo cardinale, cresciuta senza mamma perchè morta mentre lei era in tenera età, cresciuta secondo me in un ambiente freddo, dove non c'era spazio per manifestazioni d'affetto. Rigida e dignitosa forse pure un po' altezzosa nei comportamenti. Studiò con un precettore si diplomò ragioniera, quando le donne tutt'al più erano maestre ed i ragionieri erano soprattutto uomini. Si trasferì a Napoli lasciando la sua Benevento a diciotto anni. Era una donna affascinante e colta, nata nel 1911 anche lei era di quella generazione dalla mentalità analitica, leggeva il giornale tutto e non qualche articolo come uso fare io. Vinse due concorsi uno al comune di Roma e l'altro in banca, e preferì il comune per l'orario più adeguato ad una donna di famiglia. Fumava,lavorava era indipendente economicamente, ed aveva forse una mentalità per certi versi maschile, ma riusciva ad avere una sua femminilità, si era nonostante tutto femmina, ci teneva tantissimo. La ricordo vestita color pastello, indossava un filo di perle semplice, si truccava con un po' di cipria e un rossetto ciclamino. Diceva se trucchi le labbra non devi truccare gli occhi sarebbe troppo. Di delusioni nella vita ne ha dovuto affrontare tante, ma sempre con tanto stile. Immaginate in periodi in cui le donne non lavoravano lei si trasferì a Roma da sola, questo, prima della guerra, forse negli anni 30, vinse il concorso al comune di Roma e per il titolo di studio, i laureati si contavano sulle dita, divenne dirigente.

lunedì 18 gennaio 2016

La dignità del povero: "zio Gaetano"

Frammenti di ragionamento: la dignità del Povero- Per parlare di cosa vuol dire dignità racconto una storia, che riguarda lo zio di mia madre una persona di una bontà, onesta, umiltà,intelligenza senza confini. Era signorino ma ha vissuto con noi. Era un' amante dell'opera e benché non avesse potuto studiare era di quella generazione che il giornale lo leggeva tutto,dalla prima  pagina all'ultima, leggeva perfino il trafiletto ,tutto rigo per rigo. Nato nel 1911 a sei per una storia familiare tragica  , su cui non mi dilungo, fu costretto ad abbandonare la scuola ed andare a lavorare, a fare il macellaretto, come diceva lui. Pensate un bambino di sei anni costretto a lavorare.  Nonostante avesse lavorato una vita in condizioni inumane la sua era una pensione minima, bassa, non la pensione sociale perche'  un po' di contributi erano stati versati. Beh nonostante il reddito basso, lui non si sentiva povero, e non voleva usufruire di agevolazioni sociali come l'esenzione ticket. Sapete perché' ? Perché secondo lui i farmaci se li poteva pagare non era povero. Morale quante persone benestanti, o che comunque possono permettersi tante cose, invece sfruttano o hanno munto lo stato sociale senza averne un reale bisogno, in maniera poco dignitosa? Penso tanti, sono proprio quelli che fanno i moralisti.

La risposta soffia nel vento

bowing in the Wind: Solo per ragionare, voglio esprimere qualche cazzata da bar, si parla si parla senza pensare a ciò che si dice, basandosi sul l'apparenza o su quello che i giornali scrivono senza analizzare i fatti.
Primo:stanno smantellando il wellfare, quello che ha permesso di avere un minimo di agiatezza e di garanzia , se c'erano delle storture o delle frodi bisognava intervenire su quello e non sparare sul mucchio! Ma che ci frega a noi italiani, tanto non ci fanno pagare l'imu che è cosa minima di fronte al resto.
Secondo: pagare le imposte è segno di civiltà e di equa ridistribuzione del reddito, e devono essere per senso di giustizia e per la nostra costituzione, progressive aumentano in base al reddito, ciò vuol dire che chi più ha più contribuisce. Se le imposte sono troppo alte e raggiungono il 60 per cento di un reddito e' dovuto all'evasione fiscale ai furbetti. Bisogna agire su quello e non dissanguare chi già le paga ( lavoratori dipendenti, piccole imprese ecc)
Terzo Si parla di reddito di sussistenza di mille euro, ma come si fa a dire ste sciocchezze ,se gli stipendi se ti va bene sono di 1200 euro, quindi sono stipendi ai limiti della sussistenza!
La stampa veramente inqualificabile sta mettendo contro i lavoratori pubblici e quelli privati, i disoccupati contro i lavoratori, i trentenni contro i cinquantenni, ma perché non ci si rende conto che è una lotta tra poveri, che non ci porterà da nessuna parte. Cerchiamo di guardare la sostanza e non ciò che ci vogliono far vedere.
Certo dimenticavo tanto, che ce frega non ci fanno paga l'imu.