domenica 26 maggio 2019

Correre

C’è stato un momento della mia vita agli albori di quando correvo, che nel mentre della corsa, dopo aver spezzato il fiato entravo in una sorta di stato ipnotico, in cui vai per inerzia, non ti rendi conto di quello che hai intorno, vai fissando l’infinito ed è piacevole. I passi danno il ritmo, sono una sorta di musica tribale tum tum tum, è come galleggiare nel vuoto. Mi succedeva anche sul tapirulant in palestra al chiuso, dopo aver superato il momento iniziale, il gesto del correre diventava ripetitivo e sarei andata all’infinito, beh vorrei ritrovare quella piacevolezza quella sorta di vuoto esistenziale, perché più il gesto atletico è consapevole meno ci si abbandona.