venerdì 18 aprile 2014

La forza della mente

"La forza della Mente" di Fulvia Grazioli

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Correre è la cosa più naturale di questo mondo, è un esigenza innata, l'uomo corre se ha necessità di liberarsi, di raggiungere qualcosa o qualcuno, o per scappare da un pericolo, ma non è la cosa più semplice. Per correre bene è necessaria concentrazione, si corre spingendo in avanti con l'avampiede, c'è un istante in cui si vola.....al termine di quella, che in gergo tecnico si chiama rullata, l' atterraggio deve essere accompagnato, non bisogna sbattere i piedi. Le regole sono leggerezza forza, resistenza nelle gambe. Si corre con tutto il corpo, le braccia aiutano a dare il ritmo. La respirazione deve essere impegnata ma non affannata. Quando si corre, e si riesce ad avere il ritmo di respirazione giusto è meraviglioso, allora si entra nel flusso, o meglio, si spezza il fiato e andresti così macinando km all'infinito. La mente è fondamentale, perché è lì che si cede, magari anche se muscolarmente ce la puoi fare, la mente ti incita ad abbandonare. In ogni corsa dai 10 km in su ci sono i momenti di caduta in cui verrebbe istintivo di mollare, la determinazione ti aiuta a non farlo, quindi la corsa non è solo una questione di prestanza fisica. I maratoneti hanno il loro momento critico verso il trentesimo chilometro, lì la mente ti fa superare i limiti fisici di stanchezza e dolore. La cosa che più mi affascina è proprio l'aspetto mentale, la forza, la determinazione, la volontà, i maratoneti sono le persone che in assoluto ammiro di più. In teoria ho tutte le informazioni necessarie, nella pratica, non è che correre mi riesca così bene.

La corsa e'

"La corsa è..." di Fulvia Grazioli


Ho scoperto la corsa in tarda età a più di quarant'anni, l'ho sempre considerata, una cosa noiosa, quando me ne parlava un carissimo amico, non capivo anzi pensavo fosse matto, ora so. Ognuno di noi si avvicina a questa disciplina sportiva per varie motivazioni, a me è successo per spirito di emulazione, il fascino del maestro, un amica che correva, mi hanno fatto incuriosire, ed ho iniziato lentamente. Perché s'inizia così pochi minuti di corsa alternati da camminata fino ad arrivare a correre un ora senza rendersene conto. Nei momenti bui della mia vita che si sono susseguiti ho iniziato a intensificare l'attività sportiva con grande sforzo e fatica, ma dopo stavo meglio sia mentalmente che fisicamente. Nel periodo in cui facevo terapia andavo a correre, bardata come se dovessi prendere lo skilift per paura di ammalarmi e non mi sono mai ammalata come se le difese immunitarie si fossero rafforzate. Adesso solo adesso mi rendo che ero come un meccanismo inceppato, che i farmaci in realtà mi intossicavano, rallentavano, la corsa praticata fino allo sfinimento mi ha aiutato ad espellere le tossine. Poi un lutto enorme ha lacerato me e la mia famiglia, be' la corsa mi ha salvato a non divenire una donnetta depressa. Correre è una pulsione innata, si può insegnare ad un bambino a nuotare ma non a correre, fa parte di quello che Jung chiama "io primordiale", l'uomo corre per liberarsi o per scappare da un pericolo. Nonostante questa caratteristica naturale, correre bene è difficile ed ha bisogno di concentrazione, nel momento in cui ci si deconcentra si perde il ritmo e non si corre bene magari si arranca. Sono arrivata a correre 10 km ma in realtà riesco a correrne bene, concentrata cinque. La corsa è armonia, si corre veramente quando il respiro, il cuore, il passo sono sincronizzati e come entrare in un flusso. La corsa è meditativa, perché quando si corre da soli ci si isola, e non ci fa pensare ai problemi che abbiamo, ci libera la mente. 
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La corsa è competizione in gruppo si è spinti a fare meglio, a tenere il ritmo dell'amico e superarlo. La corsa è solidarietà quando in gruppo si rinuncia ad un po' del proprio ritmo per aiutare il compagno a non mollare. La corsa è disciplina di vita, chi corre ha forza, tenacia, determinazione e tanto cuore. C'è un detto africano che sintetizza lo spirito della corsa " se vuoi andare veloce corri da solo, se vuoi andare lontano corri in compagnia".

mercoledì 16 aprile 2014

Turchia 92 la grotta

Un episodio del viaggio in Turchia che  ricordo con piacere, ma con il senno del poi definirei  una prova inaspettata di sopravvivenza, è l'escursione che abbiamo fatto in una grotta. Eravamo giovani e se vogliamo anche un po' incoscienti, volevamo un po' uscire dai percorsi turistici, quelli dei viaggi organizzati e vedere qualcosa di diverso. Chiediamo ad un ragazzo Turco un posto bello da visitare e ci consiglia un lago nei pressi della Cappadocia, mi sembra si chiamasse Egidir. , seguiamo il consiglio, arrivati sul posto la delusione fù tanta, non potevamo neanche farci il bagno non c'erano argini curati. Per cui l'indomani prendiamo un taxi per fare un po' il punto della situazione e vedere tutto quello che era possibile....Il tassista ci invita a visitare una grotta, io pensavo fosse una cosa turistica, con la guida che ti illustra e la passarella per camminare ...invece. Il tipo si ferma davanti all'entrata della grotta e dal portabagagli prende degli stivaloni di gomma e l'indossa, la cosa ci doveva insospettire. Premesso io ero vestita con un completino verde acido della marella camicia e pantalocini, e Gaia era in canotta e pantaloncini, non eravamo state previdenti, i fidanzati con jeans erano organizzati meglio. Entriamo con la lampada, il tipo illumina il soffitto e vediamo una miriade di pipistrelli, tutto il soffitto era tappezzato da questi animali impressionanti, io e Gaia abbiamo gridato, ma  nonostante tutto non ci siamo fermate. Abbiamo attraversato, cunicoli, strettoie, ci siamo spalmati sul terreno per passare sotto dei tunnel  claustrofobici, attraversato dei piccoli ruscelli sotterranei. Il tipo ogni tanto ci caricava sulle spalle una volta a me e l'altra Gaia, senza dirci niente ci sollevava. Eravamo completamente al buio e come illuminazione una piccola torcia,  che se si fosse spenta eravamo spacciati.Alla fine del percorso siamo arrivati nella parte più larga della Grotta dove abbiamo incontrato altri turisti, matti quanto noi. Ci siamo accorti dopo del divieto di entrata per il pericolo di un crollo, inoltre il  tassista avrebbe potuto derubarci e lasciarsi lì.Quando si è giovani  se ne fanno di stupidaggini, ma se raccontate sono esperienze irripetibili.

martedì 15 aprile 2014

Il paradosso di Zenone

Una delle descrizioni più famose del paradosso di zenone è dello scrittore argentino Jorge Luis Borges : «Achille, simbolo di rapidità, deve raggiungere la tartaruga, simbolo di lentezza. Achille corre dieci volte più svelto della tartaruga e le concede dieci metri di vantaggio. Achille corre quei dieci metri e la tartaruga percorre un metro; Achille percorre quel metro, la tartaruga percorre un... decimetro; Achille percorre quel decimetro, la tartaruga percorre un centimetro; Achille percorre quel centimetro, la tartaruga percorre un millimetro; Achille percorre quel millimetro, la tartaruga percorre un decimo di millimetro, e così via all’infinito; di modo che Achille può correre per sempre senza raggiungerla». Mi ha sempre affascinato, la tenacia e la perseveranza della tartaruga, che senza  cedimenti  lenta e inesorabile va avanti, senza mai demordere, va per la sua strada e riesce a battere anche il piè veloce Achille, perché alla lunga la tenacia è premiata. Bene io sono quella tartaruga lenta, paziente  ma inesorabile, si ho tanta pazienza e perseveranza questa è la mia forza.

domenica 13 aprile 2014

Il mio Appia run

Ero un po' preoccupata perché non avevo mai corso per 13 chilometri, inoltre sia gli amici che il maestro mi avevano detto che il percorso era impegnativo, bello ma faticosetto, non posso che dar loro ragione. La gara è alle 9,30 io mi sveglio 7,45, preparo il caffè e faccio colazione, sveglio mio marito, mi dispiace non coinvolgerlo, anche se la corsa è una cosa mia e dovrei ormai saperlo , con lui faccio sempre tardi. Non troviamo le chiavi della moto sono le 9,20 facciamo una corsa al garage prendiamo l'auto, alle 9,25 ,  mi lascia all'imbocco via delle Terme di Caracalla,  sono in ritardissimo  assolutamente devo raggiungere la partenza in tempo. Non voglio che partano  senza di me.....corro, corro, alle  9,28 raggiungo la meta , sono un po' in affanno, meno male partiamo lentamente, siamo 3000 circa. Cerco il ritmo ma non riesco a trovare il momento magico dove si spezza il fiato, dove correresti senza mai fermarti. Mi sento stanca per cui doso le mie energie devo fare tutti e 13 chilometri assolutamente, mi volto ogni tanto dietro e penso dai non sono proprio l'ultima, vado ad un ritmo un po' lento. Il percorso è bellissimo da via delle terme prendiamo l'appia antica, si attraversa il Parco della Caffarella, costeggiamo la Tomba di Cecilia Metella, il circo di Massenzio  corriamo sul basolato lavico dell' Appia Antica carico di storia, per poi tagliare il traguardo all'interno dello stadio delle Terme di Caracalla. L'itinerario è incantevole, ma pieno d'insidie, salite discese, corri su sampietrini, sulla pavimentazione romana non regolare, sullo sterrato.  Gli ultimi due chilometri faccio la fanatica ed entro nello stadio facendo un rush finale e  accelero. In reltà  non è stata una passeggiata ho un po' sofferto, sono dispiaciuta, ma non per il tempo che ci ho messo, ma perché so di aver  corso male, non riuscivo ad avere il ritmo giusto, il momento magico in cui voli ,solo in alcuni tratti ho avuto questa sensazione. Cito una frase del mio amico Francesco Sammarco la corsa non è tempo ma è godere del tempo, una frase che condivido in pieno, infatti la  delusione deriva dalla consapevolezza di non aver corso nel modo in cui lo intendo io . L'unica cosa buona è che mi sono saputa dosare al
traguardo ero stanca, ma non morta, ho terminato con la ginnastica e stretching sul campetto dello stadio. Andrà meglio la prossima volta!